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Tajani, Bce e Mo: “Basta rigore, le crisi toccano l’economia”
“Basta rigore, è giunta l’ora di spingere l’economia”: il messaggio, forte e chiaro, firmato dal vicepremier Antonio Tajani è indirizzato alla Bce. Che, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, torna sul tema dei temi, ossia sull’economia e sulle conseguenze (finora disastrose) della politica monetaria decisa dall’Eurotower. “Chiediamo alla Bce di non fare più solo da guardiano del rigore, ma di spingere l` economia, alimentarla, abbassando in maniera decisa i tassi di interesse e venendo incontro ai bisogni delle imprese”, ha spiegato Tajani. Che ha aggiunto: “L’economia è stata fortemente toccata da queste crisi, si sono alzati i prezzi delle materie prime, c`è stata forte inflazione, ma anche una crescita molto più contenuta di quanto sarebbe potuta essere”. Ecco il busillis. Si cresce troppo poco. E la grande paura è che l’Europa possa implodere, economicamente parlando, consegnandosi, per troppo rigore, a un destino di subalternità sullo scenario globale. “Anche la Germania ha problemi di crescita”, spiega Tajani ricordando che proprio Berlino, da anni e anche in questa crisi, è stata tra gli alfieri del rigore. Che sembra si stia ritorcendo proprio contro la locomotiva economica d’Europa. O ciò che ne resta.
Non solo la Bce, però, dà preoccupazioni a Tajani. Il leader di Forza Italia ha poi ribadito la soluzione di “Due popoli due Stati” per disinnescare la crisi del Medio Oriente. Che grava in maniera pesantissima sull’economia. “Chiediamo con forza ad Israele — che ha il diritto di difendersi, come abbiamo sempre detto — di interrompere attacchi che portano ad un numero altissimo di vittime civili, il che è in contrasto con il diritto internazionale. C’è un percorso in atto, ci sono mediazioni, siamo contrari ad ogni atto che alzi ulteriormente la tensione e coinvolga innocenti. È l’ora del cessate il fuoco, come ha appena detto anche Biden, non è troppo tardi”, spiega Tajani. Che dice: “Oltre alla diplomazia al piano Food for Gaza , con l’obiettivo dei due popoli due Stati, siamo pronti ad offrire le nostre forze, a partire dai carabinieri per cui già abbiamo avuto richieste di disponibilità, per una missione di controllo della costruzione dello Stato palestinese, guidata dai Paesi arabi. Naturalmente, in collaborazione con Israele che ha pieno diritto di esistere e con l’Anp, che è il nostro interlocutore ed è internazionalmente riconosciuto, non certo con Hamas”. I rischi, se la situazione deflagrasse, sarebbero “enormi, e infatti siamo già impegnati anche nella missione Aspides per proteggere il commercio in Mar Rosso. L’ economia è stata fortemente toccata da queste crisi, si sono alzati i prezzi delle materie prime, c’è stata forte inflazione, ma anche una crescita molto più contenuta di quanto sarebbe potuta essere”.