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Il Marocco, il nuovo Eldorado dell'industria automobilistica mondiale
Il Marocco è diventato "il nuovo Eldorado" per i produttori di automobili, "un pilastro dell'economia marocchina" e "il primo settore di esportazione", scrive il quotidiano francese "Le Dauphiné libéré".
Se il Regno è già "uno dei paesi più attraenti per i costruttori francesi", con Renault in testa, la cui "fabbrica più grande" al mondo si trova a Tangeri, il quotidiano segnala anche la presenza del gruppo franco-italo-americano Stellantis, che ha scommesso anch'egli sul Marocco trasferendo parte della sua produzione nello stabilimento di Kenitra, o della società cinese Sentury Tyres, specializzata nella fabbricazione di pneumatici.
Nella periferia di Tangeri, la fabbrica Renault si estende su 300 ettari. Al suo interno, 7.000 dipendenti del marchio francese assemblano diversi modelli, tra cui la Dacia Sandero, l'auto più venduta in Europa. "La più grande fabbrica Renault al mondo si trova in Marocco", osserva subito l'autore dell'articolo, spiegando l'attrattiva del Regno in particolare in base al costo del lavoro nel settore automobilistico.
Ha aggiunto che la Renault ha anche uno stabilimento a Casablanca dove viene prodotta la Dacia Sandero 3 (più di 69.000 unità) per il mercato europeo.
Nel 2023, 470.000 veicoli lasceranno le fabbriche marocchine alla volta del Vecchio Continente, più del volume delle esportazioni cinesi, osserva il quotidiano, che cita un rapporto di Team France Export, sottolineando che l'Europa è il mercato principale per il Marocco, "poiché l'80% delle esportazioni di veicoli nuovi attraversa il Mediterraneo".
Riferendosi allo stabilimento Stellantis di Kenitra, il quotidiano riporta un comunicato stampa del gruppo franco-italo-americano, secondo cui entro il 2027 almeno 400.000 veicoli dovrebbero uscire da questo stabilimento vicino all'Oceano Atlantico, dove vengono prodotte la Fiat 500, la Peugeot 208 e la Citroën Ami.
Anche l'azienda cinese Sentury Tyres si è rivolta al Marocco per la produzione dei suoi pneumatici, aggiungono i media francesi, i quali ritengono che la produzione locale di componenti "possa consentire ai produttori di ridurre ulteriormente i costi di produzione", soprattutto perché il Regno spera di sfruttare la crescita del mercato elettrico entro il 2030.
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