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Papa Leone XIV sollecita aiuti e pace a Gaza nel suo primo discorso pubblico
Nella sua prima udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha lanciato un accorato appello affinché gli aiuti umanitari raggiungano Gaza e ha esortato a porre fine alle violenze in corso che colpiscono la sua popolazione. Circa 40.000 persone si sono radunate per l'evento, che ha fatto seguito alla storica Messa di insediamento a cui hanno partecipato circa 200.000 fedeli in occasione della celebrazione del primo papa americano.
Papa Leone XIV, già Cardinale Robert Prevost di Chicago, ha aperto l'incontro con un giro in papamobile attraverso la piazza, benedicendo i bambini lungo il percorso. Si è rivolto alla folla in diverse lingue, tra cui inglese, spagnolo e italiano, sottolineando la portata globale del suo messaggio.
"Rinnovo il mio sentito appello affinché consenta l'ingresso di aiuti umanitari dignitosi a Gaza e pongano fine alle ostilità il cui prezzo straziante viene pagato da bambini, anziani e malati", ha dichiarato.
L'udienza generale settimanale permette al Papa di entrare in contatto diretto con i fedeli, offrendo riflessioni su temi spirituali e attualità. Papa Leone XIV ha concluso l'udienza con il suo ormai consueto messaggio: "La pace sia con voi".
Rafforzando il suo impegno per la pace, Papa Leone XIV ha espresso martedì la disponibilità del Vaticano a ospitare futuri negoziati per il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. Questa offerta è stata confermata durante una conversazione telefonica con il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni, che si era consultata con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e altri leader europei sul ruolo del Vaticano.
La Meloni ha ringraziato il Papa per la sua incrollabile dedizione alla pace. Trump, che aveva parlato in precedenza con il Presidente russo Vladimir Putin, ha anche riconosciuto la volontà di lunga data del Vaticano di mediare nei colloqui di pace.
Sebbene Roma possa ospitare colloqui preliminari, qualsiasi negoziato a livello superiore che coinvolga Putin rimane improbabile a causa di un mandato di arresto attivo emesso dalla Corte Penale Internazionale, di cui l'Italia è membro fondatore e legalmente tenuta a ottemperare.
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