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IN GIUSTIZIA – La firma del Presidente e l’azzardo dell’opposizione
L’apposizione della firma del Capo dello Stato su un disegno di legge già approvato dal parlamento, affinché acquisti valore e forza di legge è un procedimento giuridico con un significato politico, ancorché formale. La firma qui in commento è quella che il Presidente Sergio Mattarella ha apposto il 9 agosto scorso sul ddl Nordio che, tra l’altro, ha abrogato definitivamente la fattispecie di abuso d’ufficio ed i cui effetti si sono già trattati in questa rubrica, alcuni lunedì or sono. Il ddl era stato approvato dalla camera il 10 luglio e dunque il Presidente ha utilizzato tutti i 30 giorni a sua disposizione per promulgarlo o meno, decidendo per la promulgazione. Dal punto di vista sostanziale significa che gli uffici tecnici del Quirinale hanno radicalmente escluso che il testo del governo potesse presentare evidenti vizi di incostituzionalità. La sacralità della firma tanto agognata è stata però subito infangata da un atto assai discutibile. Ci si riferisce all’esposto depositato, presso la Procura di Roma, contemporaneamente alla firma di Mattarella, dal deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, insieme al comitato “Nessuno tocchi Caino”, contro lo stesso Nordio e i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari. Sulla stampa si legge che il contenuto dell’esposto sarebbe la richiesta alla Procura di verificare “la sussistenza di eventuali responsabilità penali” a carico dei titolari della Giustizia, “i quali – hanno spiegato i promotori – avendo specifici obblighi di custodia dei ristretti, non vi adempiono cagionando loro un danno evidente alla salute, fisica o psichica, e alla loro stessa vita”. Pare quindi che un dramma come quello del sovraffollamento e delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane sia già terreno di scontro tra politica e magistratura prima ancora che emergano concreti comportamenti illeciti a carico di persone determinate. E in quale piazza, in quale confronto televisivo, in quale corteo, inizierà a prendere forma questo ennesimo scontro? Presso la Procura della Repubblica di Roma. E sulla sanità, l’agricoltura, la sicurezza pubblica, la difesa? Chi sarebbero coloro che, sostiene l’on. Giachetti, con l’ultima di una infinita serie di iniziative del genere da parte di esponenti della sinistra, “avendo specifici obblighi di custodia [o di vigilanza, di garanzia, di tutela …] non vi adempiono, cagionando loro [ai malati, ai consumatori, ai cittadini…] un danno evidente alla salute, fisica o psichica, e alla loro stessa vita e dunque sarebbero responsabili penalmente? Tutti i medici, che hanno il dovere di soccorrere i loro pazienti, potrebbero essere intanto denunciati alla Procura di competenza per l’eventualità che in futuro non li soccorrano? O tutti gli agricoltori? Gli esponenti delle forze dell’ordine? Non viene contestato un fatto preciso, che, per quanto assurdo da immaginare, sarebbe comunque una calunnia, si contesta una possibilità, si procede per illazioni, si chiedono delle indagini senza fornire notizie di reato è questo non deve essere ammesso perché inevitabilmente si soffia sul fuoco dei conflitti giudiziario – mediatici e si preparano ad arte i futuri scontri tra politica e magistratura. Che è il vero obiettivo di una politica, perdente sul terreno suo proprio, che si rivolge alle procure per approfittare del calderone sui media e distogliere la pubblica opinione dalle sue sconfitte. Si vuole qui evidenziare che, a prescindere dalla buona o mala fede dell’onorevole di Italia Viva, il deposito di un esposto che non contiene fatti, né elementi sui quali indagare, non è ammissibile: il Ministro e i due sottosegretari, in base a quale norma giuridica potrebbero, anche solo in astratto, essere responsabili penalmente e direttamente della vita o della salute di una comunità di detenuti o di un singolo ristretto senza un rapporto di causalità neanche ipotetico?