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Acque transfrontaliere: le inondazioni mettono a dura prova le relazioni tra Bangladesh e India a causa delle sfide climatiche
Nelle ultime settimane, il Bangladesh ha assistito a un'ondata di sentimenti anti-India a seguito di gravi inondazioni nelle sue regioni nord-orientali. Il diluvio, iniziato il 21 agosto, ha scatenato un acceso dibattito sulla gestione transfrontaliera delle acque tra le due nazioni, portando in primo piano tensioni di lunga data.
Il governo ad interim del Bangladesh, guidato dal premio Nobel per la pace ed economista Muhammad Yunus, ha accusato l'India di aver rilasciato acqua da una diga nello stato di Tripura senza la dovuta notifica. Questa accusa ha alimentato proteste nei campus universitari, con studenti che hanno intonato slogan anti-India e rappresentanti del governo che hanno fatto forti dichiarazioni contro il loro vicino.
Nahid Islam, rappresentante degli studenti nel governo ad interim del Bangladesh e capo del Ministero dell'Information Technology, è arrivato al punto di accusare l'India di "terrorismo idrico" nei post sui social media. Ha suggerito che coinvolgere la Cina nel progetto idrico di Teesta potrebbe risolvere la percepita intransigenza dell'India.
La controversia tocca una complessa storia di dispute sulla condivisione delle acque tra India e Bangladesh, che condividono 54 fiumi transfrontalieri, tra cui il Gange (Padma), il Teesta e il Brahmaputra (Jamuna). La questione della condivisione delle acque del Teesta, in particolare, è da tempo un punto di contesa tra i due paesi.
In risposta all'escalation della situazione, il Ministero degli Affari Esteri (MEA) dell'India ha rilasciato una dichiarazione giovedì, confutando le affermazioni secondo cui l'apertura della diga di Dumbur a Tripura avrebbe causato le inondazioni. Il MEA ha spiegato che le piogge senza precedenti nelle aree di raccolta del fiume Gumti sono state la causa principale delle inondazioni, sottolineando che la posizione e la progettazione della diga rendono improbabile che sia l'unica colpevole.
L'Alto Commissario indiano in Bangladesh, Pranay Verma, ha incontrato Muhammad Yunus per affrontare la situazione e discutere possibili soluzioni. Durante questo incontro, Yunus ha proposto di formare un comitato di alto livello tra Bangladesh e India per gestire congiuntamente le inondazioni, evidenziando la necessità di una migliore cooperazione bilaterale sulle questioni di gestione delle acque.
Tuttavia, risolvere queste controversie è tutt'altro che semplice. L'eredità di lamentele storiche, esemplificata dalla lunga marcia di Farakka del defunto Maulana Abdul Hamid Khan Bhashani nel 1976, continua a influenzare l'opinione pubblica in Bangladesh. Molti bengalesi chiedono ancora la dismissione della diga di Farakka in India, che ritengono privi il loro paese della sua giusta quota di acque del Gange.
La situazione è ulteriormente complicata dalla politica interna indiana. Il Primo Ministro del Bengala Occidentale Mamata Banerjee si oppone all'accordo di condivisione delle acque del Teesta, citando preoccupazioni sulla scarsità d'acqua nel suo stato. Inoltre, la dipendenza dello stato del Sikkim dalle dighe idroelettriche aggiunge un ulteriore livello di complessità alla questione.
Il cambiamento climatico sta esacerbando queste sfide. La regione nord-orientale dell'India, che comprende stati che condividono fiumi con il Bangladesh, sta sperimentando modelli di precipitazioni sempre più imprevedibili. Il meteorologo Mostafa Kamal ha osservato che le recenti inondazioni sono state causate da precipitazioni record equivalenti alla media di un intero mese di precipitazioni cadute in soli tre giorni.
Guardando al futuro, le proiezioni climatiche suggeriscono una tendenza verso periodi di siccità più lunghi interrotti da eventi di pioggia intensa nell'India nord-orientale. Questo modello meteorologico mutevole potrebbe portare a inondazioni e siccità più frequenti, con un impatto potenziale sulla disponibilità di acqua nel Bangladesh a valle.
Mentre il termine trentennale del Trattato di condivisione delle acque indo-bangladese si avvicina alla scadenza nel 2026, entrambi i paesi si trovano ad affrontare una pressione crescente per affrontare queste questioni. Alcuni esperti del Bangladesh, come l'economista Anu Muhammad, sostengono il coinvolgimento di organismi internazionali come la Convenzione delle Nazioni Unite sull'acqua per mediare le controversie.
Le recenti inondazioni hanno sottolineato l'urgente necessità di una migliore gestione transfrontaliera delle acque e di una cooperazione tra India e Bangladesh. Poiché il cambiamento climatico continua ad alterare i modelli meteorologici e la disponibilità di acqua, trovare soluzioni sostenibili a questi problemi di lunga data sarà fondamentale per mantenere la stabilità regionale e garantire un accesso equo alle risorse idriche per entrambe le nazioni.