L’export agroalimentare cresce. Coldiretti: “Vale 70 miliardi”
L’export agroalimentare italiano cresce e nel 2024 la quota di mercato tricolore nel mondo potrebbe sfondare la soglia record dei 70 miliardi. Lo riferisce in una nota Coldiretti che basa le sue proiezioni sulle cifre diffuse dall’Istat in occasione del G7 del Commercio che si sta tenendo in Calabria. Le notizie appaiono più che positive per l’export agroalimentare italiano. “I prodotti agroalimentari fanno registrare una crescita complessiva del 9% nei primi cinque mesi, in controtendenza rispetto al dato generale che vede le vendite all’estero stagnanti (-0,1%)”. Alcuni comparti fanno registrare aumenti a doppia cifra: “Nel mondo il campione dell’export tricolore si conferma il vino con una crescita del 7% nei primi 4 mesi del 2024 mentre al secondo posto si piazza l’ortofrutta trasformata (+11%) e al terzo i formaggi (+8%), seguiti dalla pasta e gli altri derivati dai cereali (+6%), frutta e verdura fresche (+6%), olio d’oliva, che registra un aumento in valore del 70%, e i salumi (+18%)”.
I sapori italiani superano le frontiere e uniscono Occidente e resto del Mondo. “Tra i principali Paesi acquirenti, la crescita più consistente è quella sul mercato statunitense, il primo sbocco extra Ue, con un aumento del 19%- rileva Coldiretti -, ma il dato è positivo anche in Gran Bretagna (+9%), Germania (con un +5%) e Francia (+3%). Tra gli altri mercati, da segnalare la crescita del 15% in Cina e del 23% in Russia”.
Il presidente dell’organizzazione degli agricoltori Ettore Prandini però sembra consapevole che ci sia tanto da fare per rendere ancora più forte la penetrazione tricolore e ancora più importante la quota dell’export agroalimentare nel mondo. E fissa, pertanto, una serie di obiettivi strategici che partono, chiaramente, dall’italian sounding e dalla lotta serrata all’agropirateria: “Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve abbattere gli ostacoli commerciali a cominciare dal fenomeno dell’agropirateria, con il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo che è salito ad oltre 120 miliardi sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Un problema che riguarda tutti i continenti e colpisce in misura diversa tutti i prodotti, con il paradosso peraltro che i principali taroccatori delle specialità tricolori sono i paesi ricchi”.
C’è un altro e importante capitolo da affrontare al più presto. Quello delle infrastrutture: “È importante anche colmare i ritardi infrastrutturali dell’Italia che costano al Paese oltre 93 miliardi di euro di mancate esportazioni, di cui ben 9 miliardi riguardano il solo agroalimentare, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Un gap inaccettabile che va superato migliorando i collegamenti all’interno del Paese e quelli con il resto del mondo con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo per affiancare al trasporto su gomma quello per via marittima e ferroviaria in alta velocità. L’obiettivo – conclude Coldiretti – è portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030”.
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