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Siria: i ribelli annunciano la fine del regime di Assad
Sabato la Siria ha vissuto un momento di svolta importante nella sua storia, quando i ribelli, sostenuti dagli islamici radicali, hanno proclamato la caduta del regime di Bashar al-Assad. Dopo una folgorante offensiva, hanno annunciato la “liberazione” di Damasco, ponendo fine a più di cinquant’anni di potere della famiglia Assad, segnati da repressione e oppressione.
Sugli schermi della televisione pubblica siriana, i rappresentanti dei ribelli hanno dichiarato la fine del regno di “questo tiranno” e hanno annunciato che la capitale era ormai libera dalle grinfie del regime. Scene di giubilo sono scoppiate in Piazza Omayyad, il cuore della capitale, dove centinaia di persone si sono radunate per celebrare questa vittoria tanto attesa. Le grida di "Allahu Akbar" si sono mescolate a colpi di arma da fuoco sparati in aria, mentre i manifestanti hanno rovesciato e calpestato una statua di Hafez al-Assad, ex presidente e padre di Bashar, che governò la Siria dal 1971 fino alla sua morte nel 2000.
Questo sollievo per gran parte della popolazione siriana, segnata da più di 13 anni di guerra civile, è stato espresso da Amer Batha, un siriano incontrato lì: “Non posso credere di vivere questo momento”, ha confidato in lacrime, prima di aggiungere: “È una nuova storia che inizia per la Siria. »
L’offensiva, iniziata il 27 novembre nel nord-ovest della Siria, ha colto di sorpresa le forze lealiste. Quest’ultimo cedette rapidamente diverse città strategiche, tra cui Aleppo, Hama e Homs, prima che i ribelli entrassero a Damasco. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), il presidente Bashar al-Assad ha lasciato la capitale verso l'aeroporto internazionale di Damasco prima che le forze di sicurezza si ritirassero da alcune aree.
All'annuncio della sconfitta di Assad è seguito un appello alla riconciliazione e alla ricostruzione del Paese. I ribelli hanno affermato di aver liberato tutti i prigionieri politici incarcerati sotto il regime di Bashar al-Assad. Hanno anche espresso il desiderio di proteggere i beni dello Stato libero siriano, sottolineando la necessità di un futuro in cui la Siria sia guidata da un governo nato dalla volontà popolare.
Questa vittoria dei ribelli islamici si inserisce in un contesto internazionale teso. Il presidente americano Joe Biden ha già espresso l'interesse degli Stati Uniti a monitorare da vicino la situazione. La guerra civile siriana, iniziata nel 2011, è stata una delle più sanguinose del 21° secolo, causando la morte di oltre 500.000 persone e dividendo il Paese in diverse zone di influenza controllate da diversi attori internazionali.
Nonostante la rapida avanzata dei ribelli, permangono diversi ostacoli, in particolare l’incertezza sul futuro politico del Paese. Il primo ministro siriano Mohamed al-Jalali ha espresso il desiderio di passare il testimone a una nuova leadership, pronta a cooperare con le forze in campo. Tuttavia, il futuro della Siria appare ancora incerto, con forze straniere come Russia e Iran, che hanno sostenuto Assad durante il conflitto, ancora coinvolte sul terreno.
I ribelli, guidati dal gruppo islamico radicale Hayat Tahrir al-Sham (HTS), hanno dimostrato un’organizzazione impressionante. La loro rapida avanzata è stata aiutata dal ritiro delle truppe governative da diverse aree chiave. La coalizione ribelle, sostenuta dalla Turchia, ha ottenuto vittorie significative anche nel sud del paese, in particolare a Deraa, la città che è stata la culla della rivolta nel 2011.
Con la fine del governo di Assad, la Siria potrebbe trovarsi in un momento cruciale. Il percorso verso la ricostruzione pacifica sarà disseminato di insidie, ma per molti questa giornata segna la speranza per un futuro libero dal regime autoritario che ha devastato il Paese.