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Trasporto via mare, per i cargo benefici dall’Ets
Secondo uno studio di Transport & Environment le compagnie «stanno già addebitando costi più elevati rispetto a quelli sostenuti»
La nuova norma europea Ets (Emission trading scheme) applicata allo shipping, per il quale è entrata in vigore dall’1 gennaio 2024, sta provocando ricadute sul costo della merce al cliente finale. Le compagnie di navigazione, infatti, «stanno già addebitando ai clienti costi più elevati rispetto a quelli da esse sostenuti per adeguarsi al sistema Ets». È quanto rileva un report di Transport & Environment (T&e), associazione ambientalista europea indipendente.
Lo studio ha preso in considerazione «un campione di oltre 500 viaggi, provenienti da e diretti verso i principali porti europei» e mostra come, «quasi nel 90% dei casi», i colossi del trasporto marittimo stiano applicando, dall’inizio dell’anno, un surcharge che pesa sui clienti. Un caso estremo, si sottolinea nel documento, «è quello della danese Maersk che, verosimilmente, realizzerà più di 300mila euro di extraprofitti per un singolo viaggio».
Tassazione graduale
Giova ricordare che la direttiva Ue sulle emissioni prevede un’entrata in vigore graduale del meccanismo di tassazione: nel 2024, le navi dovranno pagare il 40% delle loro emissioni, passando al 70% nel 2025 e arrivando al 100% nel 2026.
I governi dell’Europa meridionale (Italia compresa) e le compagnie hanno sollevato contestazioni sul meccanismo di tassazione, sostenendo che l’Ets può allontanare i traffici commerciali dai porti Ue, spingendo gli armatori a scegliere, ad esempio, gli scali del Nord Africa, esclusi dalle misure di compensazione per le emissioni. Secondo l’analisi di T&e, invece, le compagnie «difficilmente eluderanno l’Ets, almeno sin quando troveranno il modo di trarne» profitto.
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