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Le notizie geopolitiche fanno impennare i prezzi del petrolio
I prezzi del petrolio hanno chiuso la settimana in rialzo, spinti sia dalle sanzioni contro la Russia che dal desiderio di Donald Trump di intensificare la pressione sull'Iran.
Il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a febbraio, è salito dell'1,47% a 74,49 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a gennaio, è aumentato dell'1,81% a 71,29 dollari.
L'intensificazione delle sanzioni dell'Unione Europea contro la Russia continua a spingere al rialzo il petrolio, soprattutto perché "gli Stati Uniti lasciano intendere che potrebbero aderire", aumentando la possibilità di un calo delle esportazioni russe, spiega John Evans, analista di PVM.
Mercoledì i paesi membri dell’UE hanno concordato di sanzionare circa 50 navi aggiuntive della “flotta fantasma”, che consente alla Russia di esportare il suo petrolio eludendo le restrizioni occidentali.
Composta da circa 600 navi, la “flotta fantasma” russa trasporta quasi 1,7 milioni di barili di petrolio al giorno, secondo le stime di Londra di luglio.
“Il signor Biden prevede di imporre sanzioni (…) più severe” contro il Cremlino, e in particolare “sulle navi che trasportano il petrolio russo”, cosa che spingerà ancora di più il prezzo dell’oro nero, secondo Robert Yawger , di Mizuho USA. .
Alle sanzioni si aggiunge il desiderio di Donald Trump di perseguire una politica di “massima pressione” sull’Iran. Durante il suo precedente mandato, “ha ridotto le esportazioni di petrolio iraniano quasi a zero abbandonando l’accordo sul nucleare iraniano e applicando il massimo delle sanzioni”, ricorda Bjarne Schieldrop, analista della SEB.
“La sensazione generale è che (Donald Trump) giocherà la carta dura con gli iraniani”, ha osservato Yawger.
Secondo l'analista, il movimento al rialzo del petrolio potrebbe anche derivare dagli annunci di Pechino sul rilancio dell'attività economica cinese nel 2025 al termine della Conferenza centrale sul lavoro economico, alla presenza del presidente Xi Jinping.
Giovedì i leader hanno promesso di attuare una politica monetaria “moderatamente accomodante” nel 2025, identificando anche diversi “compiti chiave”, come stimolare “vigorosamente” i consumi, stabilizzare il commercio estero e arginare il calo del mercato immobiliare.
Queste misure di stimolo sono tuttavia considerate deludenti e poco chiare da alcuni analisti, ma “mettendo qualcosa sul tavolo, dimostra almeno un certo desiderio di essere coinvolti”, secondo Yawger.
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