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L'ONU chiede un cessate il fuoco immediato tra Thailandia e Cambogia
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso preoccupazione per gli scontri armati in corso al confine tra Cambogia e Thailandia da giovedì scorso, invitando entrambi i Paesi a raggiungere un cessate il fuoco immediato.
In una dichiarazione rilasciata sabato dal suo vice portavoce, Farhan Haq, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha condannato le "tragiche e ingiustificate perdite di vite umane, i feriti tra i civili e i danni alle abitazioni e alle infrastrutture da entrambe le parti".
Ha esortato entrambe le parti a "risolvere il conflitto attraverso il dialogo al fine di raggiungere una soluzione duratura", esprimendo la sua disponibilità a contribuire a tutti gli sforzi volti a una risoluzione pacifica del conflitto.
Il Consiglio di Sicurezza ha tenuto una riunione a porte chiuse venerdì per discutere la più grave escalation tra i due vicini del Sud-est asiatico in oltre un decennio.
Secondo le autorità di entrambi i Paesi, gli scontri tra gli eserciti thailandese e cambogiano hanno causato almeno 33 morti, mentre gli operatori umanitari indicano che oltre 131.000 persone sono state sfollate in Thailandia e più di 4.000 in Cambogia.
Questi scontri sono scoppiati giovedì scorso nei pressi dell'antico tempio di Ta Muen Thom, situato al confine tra la provincia thailandese di Surin e la provincia cambogiana di Oddar Meanchey.
Bangkok e Phnom Penh si sono scambiate accuse per lo scoppio delle ostilità, che si verificano nel contesto di un'escalation di tensione dopo uno scontro a fuoco avvenuto lo scorso maggio in una zona contesa, che ha causato la morte di un soldato cambogiano.
Questa escalation, che ha comportato l'impiego di aerei da combattimento, carri armati, forze di terra e artiglieria, è collegata all'esplosione di una mina antiuomo avvenuta mercoledì scorso in una zona contesa, che ha ferito cinque soldati thailandesi. La Thailandia accusa la Cambogia di aver piazzato mine nella zona di confine contesa, accusa che Phnom Penh nega.