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Golden Power: l'Italia risponde alla Commissione Europea sulla vicenda UniCredit-Banco BPM
L'Italia ha ufficialmente risposto alla Commissione Europea in merito all'utilizzo del meccanismo Golden Power nell'acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit. Questa risposta è stata confermata da fonti vicine al governo italiano a Bloomberg, ponendo fine alle speculazioni sulla questione.
Antefatti e giustificazioni dell'Italia
Il governo italiano ha difeso l'applicazione del Golden Power, sottolineandone la legittimità e la necessità di tutelare la sicurezza economica nazionale e preservare gli interessi dei cittadini, in particolare in termini di sicurezza bancaria. Tra le condizioni imposte a UniCredit in questa operazione figurano l'obbligo di ritirarsi dalla Russia entro il 2026, la garanzia di mantenere un determinato rapporto tra prestiti e depositi di Banco BPM per cinque anni e restrizioni agli investimenti in titoli italiani per Anima Sgr.
Le preoccupazioni della Commissione Europea
Questa risposta italiana fa seguito a una lettera preliminare inviata dalla Commissione Europea a Roma il 14 luglio, in cui Bruxelles esprimeva dubbi sulla compatibilità del decreto italiano con il diritto dell'UE. Nello specifico, la Commissione aveva sollevato preoccupazioni in merito alla conformità all'articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni, che disciplina le fusioni e le acquisizioni. Riteneva che le misure adottate dall'Italia rischiassero di ostacolare la libera circolazione dei capitali e di interferire con la vigilanza prudente degli istituti finanziari, una competenza che rientra nella giurisdizione dell'UE.
Posizione dell'Italia
In risposta, il governo italiano ha ribadito la propria posizione, sostenendo che le condizioni imposte a UniCredit fossero una misura necessaria per proteggere l'economia nazionale, in particolare nel settore bancario strategico. Palazzo Chigi ha inoltre espresso la propria disponibilità a collaborare costruttivamente con Bruxelles, sottolineando al contempo che la sicurezza economica del Paese deve prevalere.
Verso una procedura di infrazione?
La Commissione europea esaminerà ora la risposta dell'Italia prima di decidere i prossimi passi. Se Bruxelles riterrà che le giustificazioni di Roma non siano sufficientemente solide o compatibili con il diritto dell'UE, potrebbe essere avviata una procedura formale di infrazione, con il potenziale rischio di ulteriori tensioni tra l'Italia e l'UE.
Questo caso potrebbe anche costituire un precedente per la regolamentazione delle fusioni e acquisizioni nell'UE, in particolare quando si tratta di proteggere settori ritenuti sensibili per la sicurezza economica di uno Stato membro.