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Armani e Dior si difendono: “Collaboriamo con Antitrust”
L’Antitrust ha aperto ieri un’istruttoria su Armani e Dior e la notizia, immediatamente, ha fatto il giro del mondo. E non soltanto di quello della moda. Le due maison però si difendono e offrono la loro versione dei fatti affermando, entrambe, di essere pronte a collaborare con l’autorità garante per fare chiarezza e piena luce sulle accuse. Che sono gravi: secondo i rilievi dell’authority, infatti, le due case si sarebbero avvalse della collaborazione di fornitori che non avrebbero corrisposto ai loro dipendenti retribuzioni adeguate. In barba alle dichiarazioni di responsabilità sociale che entrambe le case di moda, sia Armani che Dior, hanno, più e più volte, proposto al pubblico.
Armani, già nel pomeriggio di ieri, ha licenziato una nota in cui “prende atto dell’inizio di un procedimento per asserite pratiche commerciali scorrette che sarebbero relative ad alcuni aspetti della comunicazione istituzionale”. E quindi ha sottolineato un atteggiamento collaborativo respingendo al mittente ogni accusa: “Le società interessate assicurano piena collaborazione con l’Autorità procedente, ritengono infondate le ipotesi delineate e sono fiduciose che gli accertamenti avranno esito positivo”. In serata, poi, è arrivata anche la replica di Christian Dior, che afferisce al colosso del lusso Lvmh. La Maison Dior, nel suo comunicato “condanna fermamente le pratiche illegali scoperte dalle dalle autorità giudiziarie italiane presso due dei suoi fornitori incaricati dell’assemblaggio parziale della pelletteria maschile”. Ma non è tutto: “Si tratta di atti scorretti, che oltre a contraddire nella maniera più assoluta i valori dell’azienda e il codice di condotta sottoscritto dalle due società, non rispecchiano affatto l’operato dei propri artigiani e il legame che unisce Dior all’Italia”. Dior ha ricordato di avere da oltre 30 anni “stretto collaborazioni di eccellenza con le maggiori aziende italiane che contribuiscono in modo significativo all’economia del Paese, permettendo la creazione di 4.000 posti di lavoro”. La società si è detta “consapevole della gravità delle violazioni commesse dai fornitori in oggetto e dei miglioramenti da apportare ai propri controlli e alle proprie procedure”, e pertanto “la Maison sta collaborando con l’amministratore giudiziario designato e con gli organi giudiziari italiani”. Intanto qualche prima reazione c’è: “Nessun nuovo ordine sarà effettuato in futuro con questi fornitori. Dior sta lavorando intensamente per rafforzare le procedure esistenti riconoscendo come nonostante i regolari controlli, questi due fornitori erano riusciti a occultare tali pratiche alla maison”. Ma non è tutto, perché Dior precisa: “I fornitori in questione partecipavano esclusivamente all’assemblaggio parziale di articoli in pelle da uomo: quanto ai costi di produzione va tenuto presente che il margine di profitto della Maison Dior è del tutto in linea con il settore del lusso e non è affatto della misura indicata dai commenti errati”.