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Il Mes bussa all’Italia: “Ratifica è questione di credibilità”
Il Mes bussa, ancora, alle porte dell’Italia. Il governo Meloni non ha la minima intenzione di ratificare il meccanismo europeo di salvaguardia, tantomeno alla vigilia di un appuntamento elettorale strategico come è quello, appunto, con le Europee. Ma da Bruxelles arrivano nuovi richiami a Palazzo Chigi e, segnatamente, portano la firma del direttore dello stesso Mes Pierre Gramegna. Secondo cui la ratifica del Mes s’ha da fare, e subito. Per una questione di credibilità.
“E’ stato chiaramente lanciato un appello secondo cui dobbiamo prima ottenere l’approvazione del trattato Mes modificato che, come sapete, è stato ratificato da 19 Paesi su 20. È ovviamente una questione di credibilità rispettare quell’impegno”, spiega Gramegna senza nominare l’Italia che resta quell’unico Stato membro su 20 che, per ora, ha lasciato il Mes sull’uscio della porta senza aprirgliela. “Sul ruolo che il Mes potrebbe svolgere in materia di difesa – aggiunge Gramegna – non c’è molto che posso dire oggi, anche perché non ne abbiamo discusso affatto. Le sole cose che il Mes può fare sono legate al presente trattato e al mandato previste da quel trattato”. Insomma, il grande tema, quello che più impaurisce gli elettori (non solo quelli italiani) non viene eviscerato. Perché il destino che toccò alla Grecia, al tempo della Troika, fa paura a tutti. E se Atene si ritrovò in ginocchio in tempi di vacche relativamente grasse per l’Europa, chissà cosa potrebbe accadere adesso che l’Europa si ritrova circondata da due guerre e rischia, seriamente, di diventare la periferia mondiale sul fronte dei nuovi equilibri geopolici. “Le questioni relative alla difesa non sono affatto di competenza del Mes così com’è oggi”, spiega Gramegna a chi gli chiedeva il ruolo del Meccanismo rispetto alle spese militari.
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