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Pechino, Parigi, Bruxelles, Mosca, il quadrilatero della pace o della guerra
Pechino, Parigi, Bruxelles, Mosca. Quattro capitali, quattro punti cardinali sulla bussola che indica la rotta per scongiurare una rovinosa guerra militare, politica e commerciale tra Cina, Ue e Russia. Ha preso il via ieri la due giorni in Francia del presidente cinese Xi Jinping per celebrare 60 anni di relazioni diplomatiche tra i due paesi. Accolto con tutti gli onori nel cortile principale del palazzo presidenziale dal suo omologo transalpino, Emmanuel Macron, Xi ha incontrato anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
“L’Unione europea e la Cina vogliono buone relazioni e dato il peso globale della Cina il nostro impegno è chiave per assicurare il mutuo rispetto per evitare incomprensioni e trovare soluzioni alle sfide globali”, ha detto von der Leyen. Di antica data i rapporti franco-cinesi. Il mini tour del leader del gigante asiatico prevede tappe in Serbia e Ungheria.
Il trilaterale di apertura ha avuto quale tema principale il conflitto in Ucraina. “Sia la Cina che l’Unione europea hanno l’interesse condiviso nella pace e nella sicurezza e nell’efficace funzionamento dell’ordine internazionale basato sulle regole. In particolare, alla luce del ritorno del turbolento ambiente in Europa orientale, in Medio Oriente o in Asia orientale. Siamo determinati a fermare la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina”, ha spiegato von der Leyen. Per Macron, il “coordinamento” con il Dragone sulle due crisi del momento, è “assolutamente decisivo”.
Il capo dello Stato francese ha chiesto all’ospite “regole eque per tutti” nel commercio tra Europa e Cina. Xi Jinping, dal canto suo, ha auspicato un rafforzamento del “coordinamento strategico”: “In quanto due grandi potenze mondiali, la Cina e l’UE dovrebbero rimanere partner, continuare il dialogo e la cooperazione, approfondire la comunicazione strategica, rafforzare la fiducia reciproca strategica, consolidare il consenso strategico e portare avanti il coordinamento strategico”.
Prove di distensione in un contesto reso molto complicato proprio dalla recente uscita dell’inquilino dell’Eliseo. Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato all’esercito di effettuare esercitazioni sulle armi nucleari che coinvolgano la Marina e le truppe con base vicino all’Ucraina. Ad annunciarlo è stato il ministero della Difesa. “Durante l’esercitazione, verranno adottate una serie di misure per esercitarsi nella preparazione e nell’uso di armi nucleari non strategiche”, ha affermato il ministero.
“Durante l’esercitazione – si legge in una nota – saranno adottate una serie di misure per addestrare alla preparazione e all’uso di armi nucleari non strategiche, su istruzioni del comandante in capo supremo delle forze armate della Federazione Russa”.
Una mossa per “mantenere la prontezza”, “in risposta alle dichiarazioni provocatorie e alle minacce rivolte contro la Russia da alcuni funzionari occidentali”. “È ovvio che stiamo parlando delle dichiarazioni di Macron e dei rappresentanti britannici”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov quando i giornalisti gli hanno chiesto la causa di questa “accelerazione”, aggiungendo: “Si tratta di una fase completamente nuova di escalation di tensioni. È senza precedenti e richiede misure speciali”.
Immediata la presa di posizione dell’Ue. “Il Cremlino ha interesse a continuare con l’escalation, noi chiediamo di fermare i comportamenti irresponsabili, come l’uso della minaccia nucleare”, ha fatto sapere il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Unione europea. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha risposto indirettamente a chi immaginava un’interlocuzione privilegiata con Donald Trump: “Presto ci saranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Non c’è divisione tra democratici e repubblicani su Russia e Cina. Uno può essere ‘più duro’, l’altro ‘ancora più duro’, ma in linea di principio non vediamo alcuna differenza. Per entrambi, non importa chi vince le elezioni, noi siamo in generale il nemico”.