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300 mila penne nere aspettano a Vicenza “l’alpina” Meloni
La pacifica invasione delle 300 mila penne nere, il numero è comprensivo di familiari e amici, è iniziata ieri. Con il montaggio dei primi campi con cucine e tende per accogliere la marea alpina. Nel prossimo fine settimana Vicenza ospita per la seconda volta, dopo quella del 1991, la 95^Adunata Nazionale alla quale è attesa, come l’anno scorso a Udine, la premier Giorgia Meloni, oltre che il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Non è solo una grande festa di popolo, ma è anche un momento in cui si celebrano i valori di un intero Paese”, spiega Giacomo Possamai, il sindaco di una città di 110 mila abitanti che vive da sempre in simbiosi con gli alpini e che per tre giorni vedrà triplicare la popolazione con uno sforzo organizzativo che coinvolge l’intera provincia. Quest’anno il motto dell’Adunata, come ha specificato il presidente nazionale Sebastiano Favero, che ha molti pensieri alla difficile situazione internazionale, è “Il sogno di pace degli Alpini”.
Il Vicentino da sempre ha una grande tradizione alpina. La prima adunata nel 1920 venne celebrata sul Monte Ortigara, sull’Altopiano di Asiago, conosciuto come il “Calvario degli alpini” perché durante la Grande Guerra morirono in migliaia sulle sue brulle pendici contro gli austro-ungarici. Anche per questo la provincia è sede di ben cinque sezioni degli alpini (oltre a Vicenza, sono quelle di Bassano del Grappa, Asiago, Marostica e Valdagno) e l’organizzazione dell’evento è stata fortissimamente voluta. Come avviene ogni volta che l’Adunata è ospitata in piccole città, è l’intera vita sociale che per alcuni giorni viene ben volentieri rivoluzionata. Da settimane ormai il Vicentino è bardato di bandiere tricolori e il piano di mobilitazione è stato studiato nei particolari: dall’assistenza sanitaria alla delimitazione del capoluogo in tre aree contrassegnate dai colori rosso, giallo e arancione con limitazioni diverse per i residenti.
Sulla falsariga di quello che era avvenuto l’anno scorso a Udine, dopo le polemiche seguite a quanto era avvenuto a Rimini nel 2022 con accuse di molestie, verbali e fisiche, il più vecchio Corpo di fanteria da montagna del mondo ha predisposto una sorta di manuale per impedire anche il benché minimo fraintendimento. Gli alpini condannarono formalmente certi atteggiamenti e si fecero promotori di “un cambiamento culturale che passi in primo luogo attraverso l’esempio” secondo la loro tradizione. Lo stesso presidente Favero ha ribadito più volte che le “molestie non possono essere atti di goliardia” e gli alpini per primi muovono dal rispetto della donna. Perciò sono banditi battute e gesti a sfondo sessuale. Dopo Rimini è cominciata una sfida della parità di genere dentro e fuori le caserme alpine. Ogni anno le 90 sezioni nazionali donano alla collettività oltre 2 milioni e mezzo di ore di lavoro per far fronte a qualsiasi tipo di emergenza. Da ricordare che ogni anno le 90 sezioni nazionali donano alla collettività oltre 2 milioni e mezzo di ore di lavoro per far fronte a qualsiasi tipo di emergenza. L’Adunata nazionale è stata presentata per la prima volta anche al Senato ed a farsi parte diligente è stato Antonio De Poli. Tra l’altro Unipax, l’Unione Mondiale per la Pace e i Diritti Fondamentali dell’uomo e dei popoli, parteciperà alla sfilata con lo striscione «United Peacers, the World Community for a New Humanism» (Casa Comune mondiale degli Operatori di Pace). È stata la stessa Ana ad annunciarlo. Proprio perché gli alpini si ritengono “uomini di pace” a servizio della comunità nazionale, soprattutto nei momenti delle calamità, come avvenne ad esempio dopo il terremoto del Friuli di cui ieri è stato il 48esimo anniversario. In questo contesto ha trovato spazio un convegno a Vicenza sui valori inclusivi dell’associazionismo e il ruolo delle penne rosa in quella che è avvertita come una urgente sfida per la parità. Non solo di mogli e figlie degli alpini, ma anche delle donne con le stellette. A tre giorni dal via alla kermesse che si concluderà con lo sfilamento di oltre 80 mila penne nere, i vertici Ana confidano come dodici mesi fa nell’arrivo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.