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Due anni perché l’intelligenza artificiale pensi come gli umani? Una visione ambiziosa per il 2026
Dario Amodei, CEO di Anthropic, una società di intelligenza artificiale, ha condiviso una visione audace per il futuro dell'intelligenza generale artificiale (AGI), in un post sul suo blog personale. Secondo lui, questa nuova generazione di intelligenza artificiale potrebbe emergere entro il 2026 e avrebbe la capacità di pensare, comprendere e creare allo stesso livello dell’intelligenza umana. Tuttavia, riconosce che questa scadenza potrebbe essere posticipata e che le scadenze precise rimangono incerte.
Amodei descrive in modo ottimistico gli impatti che l’AGI potrebbe avere su settori chiave come la medicina, le neuroscienze e la lotta alla povertà. Egli stima che entro 5-10 anni dall’avvento di questi sistemi potrebbero essere compiuti progressi significativi, compresa la capacità di curare la maggior parte delle malattie, migliorare l’assistenza sanitaria mentale e aumentare l’aspettativa di vita umana.
Tuttavia, Amodei è cauto nei confronti delle discussioni allarmistiche sui pericoli dell’intelligenza artificiale. Critica in particolare coloro che si considerano profeti di questa rivoluzione tecnologica, ricordando che le opportunità e i rischi dell’IA non sono sempre ben compresi dal grande pubblico.
Questa riflessione arriva mentre Anthropic cerca di raccogliere fondi, puntando a una valutazione di 40 miliardi di dollari, seguendo una visione condivisa da altre figure emblematiche del settore, come Sam Altman (OpenAI) o Demis Hassabis (DeepMind). Questi leader ritengono inoltre che l’intelligenza artificiale abbia la capacità di risolvere questioni cruciali come il trattamento di malattie incurabili.