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La Lega ricuce lo strappo con il Colle ma l’opposizione cavalca ancora la polemica

La Lega ricuce lo strappo con il Colle ma l’opposizione cavalca ancora la polemica
Tuesday 04 June 2024 - 16:05
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La Lega, per bocca del senatore Claudio Borghi, attacca Mattarella sull’Unione europea. Salvini fa il cerchiobottista. La Meloni cerca di evitare polemiche con il suo vicepremier. Tajani (FI) e Lupi (Noi moderati) si dissociano dalla fuga in avanti. E le opposizioni insorgono. La polemica è di quelle capaci di incendiare queste ultime giornate di campagna elettorale. Borghi era sicuramente consapevole che le sue parole avrebbero scatenato il putiferio e forse ha preso in contropiede anche il suo leader quando ha detto che “se il Presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso”. Certo anche il premier Meloni ha definito queste elezioni “un referendum tra due idee d’Europa”, ma di certo non le è passato per la testa di tirare in ballo il Colle per lanciare la sfida alla sinistra. E per questo la dichiarazione di Borghi è piombata nell’agone politico del centrodestra tanto politicamente inattesa quanto strategicamente – come mormorano negli ambienti di FdI e dei centristi di governo – improvvida. Nel tam tam che è seguito alle bordate di Borghi in molti attendevano una secca smentita di Salvini. Che, invece, pare abbia rincarato la dose. “Oggi c’è la Festa della Repubblica – aveva infatti affermato Salvini -, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea”. Poi, qualche ora dopo, la mezza frenata che fa dire al leader della Lega che le parole del senatore Borghi sono state travisate e che “noi non chiediamo le dimissioni di nessuno. Borghi è un nostro ottimo senatore, e io penso che il capo dello Stati sia stato travisato da qualche giornale perché nel giorno della festa della repubblica, nel giorno in cui la Costituzione ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo, parlare di sovranità europea…”.
Stando ai rumors, la parziale marcia indietro di Salvini sulle dimissioni di Mattarella sarebbe frutto di una telefonata (smentita tuttavia da Salvini) tra Meloni e il suo vice. Il primo a gettare acqua sulla benzina delle polemiche è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa. “Ho visto che la polemica è stata smontata da Salvini… Io ho letto le agenzie, ho visto Salvini che riconfermato piena fiducia a Mattarella, e che nessuno pensa di chiedere dimissioni, se lo dice lui penso valga anche per Borghi. A me serve capire – è stato il suo commento – se c’era volontà di attaccare il Presidente, mi fido di Salvini che ha detto che non c’era. Poi sicuramente l’uscita di Borghi è stata inopportuna. Però, voglio dire, si possono criticare anche il Papa e il Presidente della Repubblica, ma c’è modo e modo”. Non fa sconti invece un altro alleato di governo, Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati. “Attaccare figure istituzionali come quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante dell’unità nazionale e dei valori costituzionali è una inutile e dannosa boutade per racimolare qualche voti alle elezioni europee. E c’è un problema di coerenza. Salvini denigra l’Ue e poi chiede i fondi Pnrr, soldi europei, per finanziare grandi opere, tra cui il Ponte sullo Stretto. Queste provocazioni distolgono solo l’attenzione da questioni più urgenti da affrontare”.
E mentre Salvini ha voluto ribadire che non esista alcuna polemica con Mattarella “che ha il rispetto mio e della Lega, è garante della Costituzione, una Costituzione che ripudia la guerra”, le opposizioni sparano alzo zero contro premier e governo. La segretaria dem, Elly Schlein ha chiesto alla premier di chiarire e soprattutto di prendere le distanze da Salvini, mentre Conte ha parlato di “attacco inaudito”. Molto duro il commento di Benedetto Della Vedova (Più Europa) secondo cui “l’attacco di Salvini è chiaro. Non può attaccare così le istituzioni e a maggior ragione se poi inneggia a Trump. Le sue parole sono state superficiali ma gravissime; c’è un degrado istituzionale che il silenzio di Meloni fa proprio”.


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