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PRIMA PAGINA-Finalmente giustizia è fatta
Basta una riunione lampo al Consiglio dei ministri per approvare la riforma della giustizia, tante volte invocata da diversi governi che, per un motivo o per un altro, non sono mai riusciti a portare a casa il risultato. Finora almeno, perché ieri il provvedimento del Guardasigilli Carlo Nordio è stato salutato da un lungo applauso dopo aver ottenuto il via libero all’unanimità. Tre i capisaldi della riforma, la separazione delle carriere, l’istituzione di un’Alta Corte di giustizia disciplinare, formata da 15 magistrati sorteggiati, e lo sdoppiamento del Csm in uno giudicante e uno requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica, i cui componenti saranno estratti a sorte, con l’esclusione del primo Presidente e del Procuratore generale della Corte di cassazione che ne fanno parte di diritto. Il numero uno di Via Arenula, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, ha parlato di un “provvedimento epocale”, così come ha fatto anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha ricordato come la questione fosse sul tavolo da 30 anni, sottolineando la “determinazione” del governo. “Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani – ha detto la premier in un video – noi semplicemente la facciamo”.
Nella sala stampa di Palazzo Chigi, insieme al ministro della Giustizia, è intervenuto, invece, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano che martedì sera è stato al Quirinale insieme a Carlo Nordio per illustrare il provvedimento approvato ieri al Presidente della Repubblica. Proprio a proposito del confronto avvenuto al Colle, il delegato di Giorgia Meloni per affari più spinosi e delicati, si è detto rammaricato per il fatto che l’incontro sia stato “pubblicizzato dai media”, pur trattandosi di interlocuzioni fisiologiche che dovrebbero però avere “un canale non segreto ma certamente riservato, non esposto”. A proposito dell’iter di approvazione della riforma costituzionale, Mantovano ha poi invitato a non dare per “scontato che si arrivi al referendum” annunciando un “confronto nel merito in Parlamento di fronte a un testo che certamente non è blindato ma aperto al contributo” di tutte le forze politiche. Di certo, guardando innanzitutto alle forze centriste come Italia Viva e Azione, ma avendo un atteggiamento di disponibilità e apertura verso tutti i gruppi parlamentari, l’obiettivo è quello di vedere la riforma approvata con la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, così da evitare la consultazione referendaria alla quale, invece, sembra essere destinato il Premierato.