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I POTERI CORTI – “Impresa semplice”, un ossimoro?
Mi è piaciuto molto il concetto espresso in una delle lezioni del professor Galimberti su come, oggi, si dovrebbero “rendere difficili i matrimoni piuttosto che facili i divorzi”: il paragone con la creazione e lo sviluppo d’impresa lo trovo molto calzante. Siamo sicuri che intervenire a valle di una storia imprenditoriale, per offrire continuità d’impresa, conti più di lavorare, a monte, per immaginare e pianificare una (mai) fine molto più positiva? Negli ultimi anni, nel nostro “Paese a posteriori”, è stata molto attenzionata la continuità delle imprese – soprattutto a livello normativo, con la riforma delle procedure di insolvenza e di quelle concorsuali, con le nuove discipline per la gestione della crisi – e sono stati trattati meno i temi della loro creazione, ampliamento, riconversione, ammodernamento e trasformazione, se non per una nicchia di startup e di realtà tecnologiche, attraverso modalità lean o di week-end intensi finalizzati a creare nuove realtà imprenditoriali: con questo approccio non sono molto d’accordo, ci vogliono tempo e molti approfondimenti per fare impresa. A ciò aggiungiamo il solito hype propagandistico sul tema della digitalizzazione, totalmente incurante dell’approccio e della (ri)partenza, elementi fondamentali sia per la creazione, che per il cambiamento di impresa. Un tema affrontato anche da un punto di vista finanziario, con grande leva economica dedicata a rendere tecnologiche le imprese, ma mai con un approccio strutturato ed attento a progettazione, cultura d’impresa, formazione imprenditoriale e affiancamento nel percorso. Nel tempo, i governi, oltre che hype e finanza, hanno lavorato anche sulla semplificazione normativa – lanciando spesso slogan di società semplificate e semplici da creare in un giorno – oppure su autorizzazioni pre-semplificate da autocertificazioni “DPRrate”, spesso (se non sempre) fonte di problemi nelle successive fasi di controllo. Ma se, ad esempio, nella fase di insolvenza a valle, ovvero in fase preventiva di controllo, è stata imposta una figura chiave come il revisore sindaco anche per dimensioni imprenditoriali minori, a monte e nella fase di creazione o cambiamento di approccio – quando si (ri)programma una attività imprenditoriale – non si è mai focalizzata l’attenzione sul matrimonio complesso di fattori che caratterizza il fare impresa da soli, sposando una nuova filosofia, oppure insieme ad altri soci, strada questa ancora più complessa. Dunque, è certo che nessuno vuole restringere la libertà d’impresa e non renderne semplice l’avvio, ma la troppa semplificazione nel mettersi in gioco senza conoscere le regole, espone a conseguenze spesso deleterie, tanto per la continuità aziendale, quanto, soprattutto, per la stabilità personale e socio-economica, in ragione di un approccio troppo facilitato e privo della giusta formazione, progettazione e programmazione a priori, da sempre poco presenti nel nostro DNA di italiani problem solver.
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