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Il premier Meloni in Libano ribadisce la postura di pace italiana

Il premier Meloni in Libano ribadisce la postura di pace italiana
Friday 29 March 2024 - 10:00
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Dopo l’incontro presso il Palazzo del Governo Grand Serail con il Primo Ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati, la premier Giorgia Meloni si è recata in visita a Shama per esprimere ai contingenti militari italiani operanti nel teatro operativo libanese, in ambito Nazioni Unite (UNIFIL) e a livello bilaterale (MIBIL), la riconoscenza e la vicinanza del Governo per l’impegno profuso a tutela della pace e della sicurezza internazionali, in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in un quadro di equilibri fortemente a rischio.
Dopo il “no” secco all’ipotesi di inviare truppe di terra in Ucraina, avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron, Meloni ha usato parole che sembrano un tributo a quella politica estera “tricolore” della Prima Repubblica, fatta di mediazione, pragmatismo e lucidità: “Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, sono giorni difficili a livello mondiale. Intere aree del pianeta si sono di colpo incendiate e quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso, che le fiamme volino troppo velocemente da un albero all’altro e che alla fine l’incendio non si riesca a domare. Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare quel rischio e voi siete parte di quello che noi possiamo fare. Dobbiamo fare tutto il possibile, siete parte di quel possibile, siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio”.

“La pace, ha aggiunto Meloni, non si costruisce con i buoni sentimenti e con le belle parole, la pace è soprattutto deterrenza, è impegno, è sacrificio. E non può esserci pace se non c’è anche il rispetto. E il rispetto che l’Italia è riuscita a costruire in Nazioni e territori come questi, un rispetto garantito dalla professionalità e dall’umanità, dalla capacità di essere competenti, ma anche dalla capacità di saper guardare al bisogno degli altri è la carta d’identità del nostro orgoglio, è la base dell’autorevolezza che l’Italia ha costruito nel mondo e che consente a persone come noi, come me, di far valere gli interessi italiani, perché buona parte del nome che noi abbiamo in contesti come questo, la gran parte è costruito dal lavoro che voi fate ogni giorno”.

Un approccio diverso, più volte evidenziato da quando è in carica, che indica anche lo sforzo di seguire una precisa direttrice strategica nel perimetro Nato. Nei giorni del colpo di ritorno per il capo dell’Eliseo, alle prese con la progressiva de-francesizzazione dell’Africa (dopo il Senegal potrebbe toccare alla Guinea-Bissau e alla Costa d’Avorio), e del grande gelo tra Polonia e Russia, con gli Stati baltici in fermento, da Roma arrivano “accenti” inediti.
Riferendosi ai caccia F-16, il presidente russo Vladimir Putin ha spiegato che se dovessero essere forniti a Kiev, in caso di loro utilizzo, Mosca sarebbe legittimata a colpirli anche mentre si trovano all’interno di basi del Patto Atlantico. Un attacco straniero a un membro dell’Alleanza, situazione per la quale l’articolo 5 del Trattato prevede che tutti gli altri alleati intervengano militarmente. La temuta “escalation” che il capo dell’esecutivo italiano vuole scongiurare.

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