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Confcommercio, ridurre il carico fiscale per rilanciare i consumi
Ridurre il carico fiscale per rilanciare i consumi. È quanto sostiene Confcommercio a seguito dell’analisi, condotta dal proprio Ufficio Studi, sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2024. Spese che nel 2024 hanno raggiunto il 42% facendo segnare un incremento di ben 5 punti rispetto ai livelli registrati nel 1995 e di circa 2 punti se si guarda al periodo pre Covid. Complice la spinta inflazionistica, le spese considerate obbligate a carico delle famiglie fanno registrare un’incidenza che Confcommercio considera decisamente elevata. Tra i motivi della crescita di queste spese, spiega la confederazione, vi è una dinamica dei prezzi che manifesta una palese difformità tra l’aumento delle spese obbligate e di quello avutosi per altri beni e servizi. Le prime sono infatti cresciute più del doppio rispetto alle seconde. Una dinamica che incide negativamente sui consumi con tutte le relative conseguenze sulla flessione della domanda interna. Come ha infatti spiegato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli commentando l’analisi “le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione, penalizzano sempre di più i bilanci delle famiglie e di conseguenza riducono i consumi”. Secondo il numero uno della confederazione si tratta di una rotta da invertire, perché i consumi rappresentano “la principale componente della domanda interna” e “per sostenerli occorre confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale”. Un’indicazione che arriva a ridosso dell’apertura della sessione di Bilancio con la quale si dovranno effettuare le scelte di politica economica per il prossimo triennio e la riduzione della pressione fiscale è, come sempre, uno degli obiettivi.
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