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Gli agricoltori all’arrembaggio dell’import sleale
Non solo grano, gli agricoltori denunciano l’aumento dell’import anche per altre colture strategiche e di larghissimo consumo come le patate e i pomodori. Scelte che mettono in ginocchio la filiera italiana e che inducono un numero sempre crescente di operatori a ribellarsi, apertamente. Così come è accaduto a Salerno, nei giorni scorsi, quando Coldiretti è scesa al porto della città campana per “bloccare” una nave carica di passata e concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina. La protesta ha coinvolto circa 150 manifestanti che hanno tentato di andare “all’arrembaggio” della nave che trasportava il carico di merce. Il cui viaggio verso l’Italia era iniziato, in treno, dalla Cina nord-occidentale per approdare prima al porto kazako di Aktau, poi a quello azero di Baku e infine a Salerno. Nella mattinata di ieri, per verificare la denuncia degli agricoltori e per valutare il grado di sicurezza del pomodoro, c’è stata l’ispezione, al porto salernitano, dei carabinieri del Nas sul carico da sdoganare. Il portavoce di Coldiretti Campania, Roberto Esse, aveva affermato: “Riscontriamo l’aumento del 50% delle importazioni di salsa di pomodoro cinese in Italia alla metà del prezzo di quello italiano: non si conosce la provenienza, né le tecniche usate per la lavorazione, né gli standard qualitativi di questi prodotti importati, con il rischio che vengano spacciati sui mercati nazionali ed esteri come Made in Italy, con gravi danni per tutto il comparto agricolo nazionale”.
Nelle stesse ore, a Bari, le imbarcazioni con le bandiere gialle di Coldiretti si erano impegnate a stanare le navi cariche di grano estero diretto in Italia. E hanno “intercettato” una nave turca carica di 75mila tonnellate di grano. La denuncia degli agricoltori sul fronte dell’import ritenuto sleale è vibrante: “La nuova asta turca del grano affossa il Granaio d’Italia, proprio quando si sono accese le mietitrebbie per la racconta in Puglia mentre il prezzo del grano è sceso sotto i costi di produzione”. Una doppia iattura. L’avidità, però, ha un prezzo. Bello salato. Difatti, accusano gli agricoltori, “non vogliamo il grano straniero” perché è necessario impedire “che vengano spacciati come pane e pasta italiani quelli ottenuti con grano importati”. Insomma, per Coldiretti è a rischio il buon nome del Made in Italy. “In Puglia è a rischio la sopravvivenza di 38mila aziende – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Puglia Alfonso Cavallo -, sotto accusa ci sono gli accordi di libero scambio europei per cui vanno fermate le importazioni sleali, introducendo con decisione il principio di reciprocità per far in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e delle norme sul lavoro”.
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