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“Senza Autonomia salta il Premierato: maggioranza unita”
Autonomia e premierato devono andare di pari passo. Ne è convinta la premier Giorgia Meloni, che ha escluso che se perdesse il referendum lascerebbe Palazzo Chigi; lo ribadisce ieri il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini a Napoli, dove parla del premierato come di una riforma seria che darà più peso al voto dei cittadini, ma dev’essere affiancata dalla riforma regionalista dello Stato; e lo precisa lo stesso ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, che dal Veneto sottolinea che se l’Autonomia differenziata non venisse votata entro termini ragionevoli salterebbe il premierato. A meno di due settimane dalle Europee e dal rinnovo di migliaia di Comuni, Fratelli d’Italia e Lega confermano gli accordi programmatici delle Politiche 2022, tanto che la presidente del Consiglio osserva che governerà fino al 2027 anche se gli italiani respingessero il referendum costituzionale sul premierato, dopo che il suo “o la va o la spacca” pronunciato a Trento al Festival dell’Economia aveva solleticato più di qualche interpretazione.
Se ormai è certo che l’Autonomia non verrà votata prima della pausa per le Europee, è altrettanto evidente per i leghisti che è soltanto questione di un mese al massimo. “I lavori della Camera sono in calendario oggi e domani quindi ci sarà la sospensione per la fase conclusiva della campagna elettorale – spiega il ministro Calderoli ai cronisti -, dunque è abbastanza sicuto che si voterà per la riforma dopo le Europee”. E a chi gli fa notare che intanto le settimane passano, il ministro con serenità osserva: “Ho passato una vita ad aspettare questo momento – aggiunge -, qualche settimana in più non cambia la traiettoria delle aspettative, anche perché la maggioranza è stata finora unita, come si è visto al Senato dove la maggioranza non ha presentato emendamenti”. Del resto Calderoli analizza che il “federalismo fiscale è una pietra miliare del Prrn e se l’Italia non l’attuasse entro il 2026 perderebbe 32 miliardi di euro”. Per questo senza la riforma autonomista non ci può essere il Premierato, ripetono i leader del Carroccio. “Stiamo lavorando per un Paese più moderno ed efficiente – ribadisce il vicepremier Salvini -, dunque più veloce e più meritocratico, quindi l’Autonomia darà più poteri agli enti locali e l’elezione diretta del presidente del Consiglio darà più peso al voto dei cittadini”. Un mantra per il vicepremier, che ieri mattina era in visita al Molo Beverello di Napoli, di recente ristrutturato. “Vedete – dice ai giornalisti – se un cittadino sceglie quel presidente, quella squadra, quella maggioranza e quel programma, qualora accadesse che poi 30 parlamentari cambiano idea, non è che cambia il governo, si torna a votare e ritengo che questa sia una riforma seria”. A questo proposito Salvini osserva che “se la sanità, le infrastrutture e le scuole non funzionano in Campania, non è colpa della Lega che non ha mai governato in questa regione, ma di politici chiacchieroni che per 50 anni hanno preso i voti senza fare quello che dovevano”. L’Autonomia per i leghisti è un banco di prova per migliorare le regioni oggi più svantaggiate perché, come sottolinea Calderoli, “la riforma non mette in discussione il principio di solidarietà né mette in difficoltà Regioni più deboli, ma dà loro gli strumenti per migliorarsi”. E ai vescovi che parlano della riforma federalista come di un rischio per il Paese, il ministro replica “che c’è un pregiudizio politico e una lettura superficiale, sono pronto a incontrare Zuppi per spiegare tutti i dettagli”. Sulla stessa lunghezza d’onda il governatore del Friuli Venezia-Giulia, Massimiliano Fedriga, che però ha suscitato la reazione delle opposizioni che lo accusano di essere “irrispettoso e che si interroghi se anche la Cei critica l’Autonomia”. Nelle osservazioni del servizio di bilancio dello Stato sull’Autonomia, trasmesse ai gruppi in commissione della Camera, si legge che l’iter delle intese fra Stato e Regione presenta “profili meritevoli di approfondimento sia in merito al controllo parlamentare sulle risorse oggetto di effettivo trasferimento, sia sulle modalità di finanziamento delle funzioni trasferite”. L’approvazione dei Lep dopo averli quantificati sarà un passaggio chiave. Tutto è rimandato a dopo le Europee. Anche perché senza riforma federalista, insiste la Lega, non ci sarà il Premierato da sottoporre al referendum.