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Il Darfur colpito dalla peggiore epidemia di colera degli ultimi anni

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Il Darfur colpito dalla peggiore epidemia di colera degli ultimi anni
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Gli stati del Darfur, nel Sudan occidentale, stanno vivendo un'epidemia di colera di una gravità mai vista da decenni. Dall'inizio dell'epidemia in quattro dei cinque stati della regione, almeno 615 persone sono morte a causa della malattia e sono stati registrati quasi 12.000 casi, secondo le organizzazioni umanitarie presenti sul campo. La malattia continua a diffondersi quotidianamente, nel contesto di una guerra che ha distrutto le infrastrutture sanitarie e aggravato la carenza di cibo e acqua potabile.

Nel suo ultimo rapporto, Medici Senza Frontiere ha descritto questa epidemia come "la più grave epidemia di colera in Sudan da molto tempo", sottolineando che il massiccio spostamento di popolazione dovuto ai combattimenti ha privato centinaia di migliaia di persone dell'accesso all'acqua potabile e delle misure di prevenzione di base. I convogli di aiuti umanitari rimangono praticamente impossibili da consegnare a causa dell'insicurezza.

Da parte sua, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito a metà agosto che il colera, che può essere fatale in poche ore senza trattamento, rimane prevenibile grazie alle soluzioni reidratanti orali ed endovenose, nonché agli antibiotici. L'agenzia delle Nazioni Unite ha annunciato di aver prodotto quest'anno circa 40 milioni di dosi di vaccino orale, la maggior parte delle quali destinate al Sudan.

Nei campi profughi, veri e propri focolai di contagio, la situazione è disastrosa. A Kalma, nel Darfur meridionale, sono stati registrati circa 450 contagi e 64 decessi, mentre ad Attash, vicino a Nyala, sono stati segnalati più di 200 casi e 50 decessi. Altri campi, come Sabrine e Khazan Jadid, stanno vivendo condizioni altrettanto allarmanti.

"L'intera regione del Darfur sta vivendo una tragedia umanitaria, con una grave carenza di cibo, medicine e acqua pulita, in un clima di insicurezza segnato da bombardamenti e saccheggi", ha dichiarato Adam Rajal, portavoce degli sfollati e dei rifugiati in Darfur. Rajal avverte che l'attuale tasso di mortalità, stimato al 5,2%, supera di gran lunga la media globale (circa l'1%), a causa del collasso del sistema sanitario e della mancanza di accesso alle cure.

I medici locali confermano che molti pazienti muoiono sulle strade prima di raggiungere i centri di isolamento, gestiti a loro volta da volontari e privi di risorse. La diffusione sta accelerando: in alcune aree vengono segnalati fino a 199 nuovi casi al giorno, secondo dati frammentari raccolti nonostante le interruzioni delle comunicazioni.

Questa crisi sanitaria si sta verificando in un contesto di guerra totale: oltre il 95% del Darfur è controllato dalle Forze di Supporto Rapido (RSF), mentre l'esercito sudanese sta cercando di mantenere il controllo della città strategica di El Fasher, la sua ultima roccaforte. I bombardamenti aerei e gli scontri a terra rendono quasi impossibile l'accesso umanitario.

Gli operatori umanitari avvertono di una catastrofe imminente se non verranno adottate misure urgenti: distribuzione di acqua potabile, rafforzamento delle strutture mediche e distribuzione massiccia di vaccini. Senza queste misure, avvertono, l'epidemia rischia di trasformarsi in un disastro umanitario che colpisce centinaia di migliaia di persone già devastate da due decenni di guerra.



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