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Gaza: un attacco mortale giustificato da... una telecamera

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Gaza: un attacco mortale giustificato da... una telecamera
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Lunedì, un attacco israeliano contro l'ospedale Nasser, nella Striscia di Gaza meridionale, ha ucciso venti persone, tra cui cinque giornalisti palestinesi. L'esercito israeliano ha tentato di giustificare l'attacco sostenendo di aver individuato una telecamera installata da Hamas nei pressi della struttura.

In una dichiarazione rilasciata il giorno successivo, l'esercito ha spiegato di aver "identificato un dispositivo di sorveglianza di Hamas" nei pressi dell'ospedale, considerandolo una minaccia diretta per le proprie truppe. Questa "indagine iniziale" ha tuttavia riconosciuto "diverse carenze" nel processo che ha portato all'autorizzazione dell'attacco, senza mettere in discussione la decisione militare.

La tragedia ha suscitato scalpore a livello internazionale. Secondo la Difesa Civile di Gaza, due attacchi consecutivi hanno colpito la zona, uccidendo civili e operatori dei media. Reuters, Associated Press e Al Jazeera hanno confermato di aver perso membri del loro staff nell'attacco, esprimendo rabbia per la scomparsa di giornalisti in missione.

Da parte sua, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha ribadito che "i giornalisti devono essere protetti in ogni circostanza", un appello ripreso da diverse capitali europee, tra cui Parigi, Berlino e Londra. Questi Paesi chiedono il rispetto del diritto umanitario e denunciano la sistematica messa in pericolo dei professionisti dei media nella Striscia di Gaza.

Israele continua ad accusare Hamas di utilizzare infrastrutture civili, in particolare gli ospedali, come copertura militare. Il movimento palestinese respinge categoricamente questa accusa, denunciando una strategia volta a legittimare attacchi su luoghi altamente sensibili e a intimidire la stampa locale e internazionale.

Con l'intensificarsi del conflitto, la questione della protezione dei giornalisti è una preoccupazione centrale. In un territorio in cui l'informazione è diventata un'arma strategica, la morte di questi giornalisti è un'ulteriore prova della fragilità del diritto internazionale umanitario di fronte alla logica militare.



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