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2,2 trilioni di dollari: Trump completa il tour nel Golfo ricco di promesse di investimenti
Venerdì Donald Trump conclude il suo tour nel Golfo, negli Emirati Arabi Uniti, segnato da promesse abbaglianti di investimenti, ma anche da un'apertura storica verso la Siria e dall'ottimismo sulla questione nucleare.
Dopo aver incassato 600 miliardi di dollari in Arabia Saudita e un contratto da 200 miliardi di dollari per la Boeing in Qatar, giovedì ad Abu Dhabi al presidente degli Stati Uniti sono stati promessi investimenti per 1,4 trilioni di dollari in dieci anni.
Secondo la Casa Bianca, sono stati firmati accordi per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari, tra cui un ordine da 14,5 miliardi di dollari per Boeing e GE Aerospace e la partecipazione del gigante petrolifero degli Emirati Arabi Uniti ADNOC a un progetto da 60 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Il primo importante viaggio internazionale di Donald Trump è stato costellato anche da dichiarazioni scioccanti sulle crisi che scuotono la regione, dalla revoca delle sanzioni contro la Siria alla guerra di Gaza e all'accordo sul nucleare iraniano.
Ad Abu Dhabi, Doha e Riad, il miliardario repubblicano di 78 anni è stato ricevuto con grande rispetto, dimostrando la sua vicinanza ai leader delle monarchie petrolifere e del gas della regione.
"Siete un Paese straordinario. Siete un Paese ricco. Potete scegliere, ma so che sarete sempre al mio fianco", ha detto giovedì al Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed, dopo che quest'ultimo aveva annunciato il suo massiccio piano di investimenti.
"Questo è il più grande investimento che abbiate mai fatto e ve ne siamo davvero grati. E vi tratteremo come meritate di essere trattati, con magnificenza."
Secondo i media locali, venerdì il signor Trump dovrebbe partecipare a un incontro con degli imprenditori.
Si prevede poi che visiterà l'Abrahamic Family House, un centro interreligioso che ospita una moschea, una chiesa e una sinagoga, dopo aver visitato giovedì la moschea più grande del Paese.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno normalizzato le relazioni con Israele nel 2020, nell'ambito dei cosiddetti Accordi di Abramo, raggiunti durante il primo mandato di Trump.
Giovedì in Qatar, Donald Trump ha affermato che Washington e Teheran si stanno avvicinando a un accordo sull'energia nucleare iraniana, dopo quattro cicli di colloqui tra i due paesi nelle ultime settimane, che hanno causato il calo dei prezzi del petrolio.
In Arabia Saudita ha creato una sorpresa annunciando la revoca delle sanzioni americane contro la Siria. Ha poi incontrato il presidente siriano Ahmad al-Share, ex jihadista che ha rovesciato Bashar al-Assad.
Riguardo alla Striscia di Gaza, il presidente americano ha affermato di voler prendere il controllo di questo territorio palestinese, devastato da 19 mesi di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese, e di volerlo trasformare in "zona di libertà", al che Hamas ha replicato che Gaza "non è in vendita".
Sostenitore della diplomazia transazionale, il presidente americano ha definito il suo tour "storico", affermando che potrebbe "fruttare un totale di 3,5-4 trilioni di dollari in soli quattro o cinque giorni".
Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, gli Emirati Arabi Uniti e gli Stati Uniti hanno firmato anche un accordo sull'intelligenza artificiale (IA), un ambito in cui il Paese del Golfo cerca di affermarsi, garantendosi l'accesso alle tecnologie americane all'avanguardia.
Secondo la Casa Bianca, l'accordo prevede investimenti da parte degli Emirati nei data center negli Stati Uniti e l'impegno ad "allineare ulteriormente le proprie normative sulla sicurezza nazionale a quelle degli Stati Uniti, comprese solide misure di salvaguardia per impedire l'uso improprio di tecnologie di origine statunitense".
L'ex promotore immobiliare ha inoltre chiaramente confermato la rottura con la diplomazia dell'ex presidente democratico Joe Biden, basata in parte su appelli al rispetto dei diritti umani e della democrazia. Queste nozioni non sono state avanzate nel Golfo dal presidente repubblicano.
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