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Tassa di soggiorno, le imprese “sorprese” dicono di no
La “sorpresa” – che ha già scatenato le reazioni polemiche di Federalberghi e Confindustria – è contenuta nella nuova bozza di decreto nota come “decreto d’agosto”. Il governo italiano, infatti, sta valutando una riforma della tassa di soggiorno. Non solo, ma la proposta prevede la possibilità di estendere la tassa a tutti i 7.904 Comuni italiani che desiderano applicarla non applicandola più soltanto ai cosiddetti Comuni turistici. I maggiori introiti andrebbero non solo al settore del turismo, ma anche per la gestione dei rifiuti. Il ministero mette però le mani avanti e parla di confronto ancora aperto. Il decreto prevede un aumento significativo degli importi: per pernottamenti sotto i 100 euro si pagherebbe fino a 5 euro, per stanze tra 100 e 400 euro sino a 10 euro, per sistemazioni tra 400 e 750 euro fino a 15 euro, e un massimo di 25 euro al giorno per hotel di lussi con tariffe oltre 750 euro. Come detto, l’ipotesi preoccupa le associazioni di categoria. Federalberghi è netta: le imprese del turismo “non condividono la proposta di aumentare ulteriormente la tassa”. Anche perché “sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell’istituto”. Federalberghi chiede, dunque, al Governo di “imporre una corretta disciplina di bilancio agli enti locali, anziché fornirgli gli strumenti per peggiorare la situazione”. Anche Confindustria alberghi fa muro contro la norma allo studio, perché le strutture ricettive non possono essere “un mero bancomat per i Comuni”. La presidente Maria Carmela Colaiacovo si dice “sorpresa” che “dopo mesi di dialogo proficuo e di confronto”, si proceda “improvvisamente all’approvazione di un testo” che sembrerebbe far saltare “alcuni dei capisaldi su cui si innestava la riforma in discussione”. Da parte sua Cna Turismo punta invece a rimodulare l’applicazione della tassa di soggiorno, in particolare per la fascia più bassa di prezzi, limitando a non oltre 5 euro l’importo della tassa per le camere dal costo fino a 200 euro”. Una proposta, questa, che ha come obiettivo principale “la tutela del turismo familiare.”