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PRIMA PAGINA-Maggioranza coesa su Nordio. FI fa buon viso
L’Aula del Senato ha approvato il decreto Carceri che porta la firma del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul quale il governo aveva posto la questione di fiducia. L’intero iter del testo a Palazzo Madama è apparso fin da subito complesso e, soprattutto animato, sia per le rivendicazioni dell’opposizione che per le proposte di modifica, poi inattuate, in un primo momento giunte dagli stessi ambienti della maggioranza, con Forza Italia in testa. Il provvedimento mira a una sorta di efficientamento del sistema penitenziario e contiene misure certamente utili i cui effetti si vedranno però solamente in futuro. In parole povere sono rimaste fuori dal perimetro del decreto alcune azioni di contrasto a fenomeni di assoluta rilevanza e attualità, come il sovraffollamento carcerario o il dramma dei suicidi che si verificano negli istituti di pena, sia dentro che fuori dalle celle, ovvero sia da parte dei detenuti che degli agenti penitenziari. Va detto che il decreto non nasce come mezzo di contrasto a queste ormai annose problematiche, ma altrettanto vero è che il mezzo utilizzato per mettere in campo le nuove misure, il decreto legge, avrebbe consentito per sua stessa natura di far fronte a quelle che sono selle situazione assolutamente emergenziali. Di fatto, si è trattata di un’occasione persa per iniziare a mettere mano a problematiche serie che attengono a valori quali la dignità umana dei detenuti, e un principio costituzionale come quello della funzione rieducativa della pena. Immaginare che in una situazione di sovraffollamento carcerario medio superiore al 130%, con celle che quindi non garantiscono neanche 3 metri quadrati di spazio a detenuto, possa esserci qualcosa di dignitoso o, addirittura, di rieducativo è francamente risibile. Lo ha spiegato benissimo il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, in occasione di un evento a Lucca, a margine del quale ha scandito a chiare lettere come “non sta scritto da nessuna parte che il condannato debba vivere in condizioni umanamente non dignitose” ricordando che “la pena va espiata per recuperare alla società una persona, non è soltanto un aspetto punitivo, la pena deve servire a rieducare una persona dove è possibile” anche perché se un detenuto “esce più criminale di quando è entrato la carcerazione non ha avuto alcun effetto. Invece noi dobbiamo fare in modo che il detenuto possa essere recuperato”. Eppure, Forza Italia è stata costretta a ritirare la maggior parte degli emendamenti che aveva presentato al decreto Carceri del Guardasigilli Nordio, ufficialmente senza alcuna polemica con il resto della maggioranza, ma in realtà storcendo e non poco il naso. Quella sul garantismo e sull’efficientamento del settore della giustizia in tutte le sue varie declinazioni è una battaglia identitaria per gli azzurri che però finiscono puntualmente per scontrarsi contro i muri di gomma innalzati dagli alleati e da Fratelli d’Italia in particolare. Il clima, insomma, è la convinzione negli ambienti forzisti, non consente di dare efficacia e concretezza a quei vessilli che sembrano destinati a rimanere solamente tali, non riuscendo a trovare applicazione diretta nei vari provvedimenti. Non resta dunque che fare buon viso a cattivo gioco per evitare rotture nella maggioranza e per evitare di aprire crepe che potrebbero risultare insanabili. E così, subito dopo l’approvazione del decreto Carceri voluto dal ministro Nordio tutti i partiti di governo, Forza Italia inclusa, si sono detti assolutamente soddisfatti del risultato raggiunto. Ma è davvero così? La stessa presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, la leghista Giulia Bongiorno, ha ammesso che “l’emergenza carceri va affrontata con urgenza”, precisando che quello approvato ieri è solamente “un primo pacchetto di misure utili, ma certamente seguiranno ulteriori interventi”. Insomma, la percezione che sulla questione ci sia – e tanto – da fare è assolutamente diffusa, così come lo è la percezione della distanza tra l’anima garantista e quella giustizialista all’interno della maggioranza, del governo e dello stesso ministero della Giustizia, guidato da Nordio. Il decreto Carceri adesso è atteso per la prossima settimana all’esame della Camera dove il testo sarà con tutta probabilità blindato, come già si vocifera in Transatlantico complice anche la pausa estiva, con buona pace di ogni velleità di modificare un provvedimento che lascia l’amaro in bocca. Soprattutto a Forza Italia.