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Presunzione di innocenza, dal governo altro passo in avanti
Ancora un provvedimento in materia di giustizia, questa volta sulla presunzione di innocenza. Ancora una misura in chiave garantista. Ancora reazioni che millantano una inesistente volontà liberticida da parte del governo e attacchi al lavoro dei quotidiani. La novità riguarda una norma approvata nel corso del Consiglio dei ministri di mercoledì sul divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare “finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare”, si legge nel testo del decreto legislativo varato dal governo. La misura, oltretutto, si pone in scia con le disposizioni di una direttiva europea con la quale Parlamento e Consiglio Ue chiedono un rafforzamento delle garanzie a tutela del principio della presunzione d’innocenza degli indagati per reati penali. Un principio, è bene ricordarlo, inequivocabilmente espresso anche dalla Costituzione italiana. E se per la Costituzione si è innocenti fino a sentenza definitiva, è giusto che, addirittura in una fase precedente a quella istruttoria di un processo, in virtù di quello che è solo il sospetto di un reato per il quale il giudice chiede la carcerazione preventiva, un indagato debba rischiare di essere rappresentato come colpevole dalla stampa? Una domanda che sorge spontanea alla luce di certe reazioni registrate a seguito dell’introduzione della norma. I flop di tante inchieste, giudiziarie e giornalistiche, non hanno insegnato nulla sulla giustizia? I tanti, in realtà decisamente troppi, risarcimenti per ingiusta detenzione elargiti ogni anno dalle casse erariali non dovrebbero indurre alla prudenza? Inoltre, come ricorda un sincero e convinto garantista come il deputato di Azione Enrico Costa, presentatore di un emendamento alla legge di delegazione europea da cui prende le mosse la modifica normativa adottata dal governo, “le ordinanze di custodia cautelare contengono solo le accuse; la voce della difesa non c’è, perché la difesa al limite ricorrerà quando saranno già su tutti i giornali”, quindi un indagato che “ottenesse, dopo settimane, l’annullamento dal riesame, o, dopo mesi, l’archiviazione non riuscirebbe a capovolgere il racconto”. “Peggio ancora – aggiunge il parlamentare – se arrivasse un’assoluzione dopo anni. Un conto è pubblicare una notizia sull’indagine dando conto delle contestazioni e delle misure cautelari, spiegando gli addebiti, altro è pubblicare un libro fitto di particolari ancora tutti da verificare”. Difficile da comprendere e ancora di più da accettare per chi predilige la gogna al rispetto della dignità altrui.