- 18:50Il Presidente della Banca Africana di Sviluppo elogia la leadership di Sua Maestà il Re nel promuovere gli investimenti privati in Africa
- 18:30La Confederazione del Calcio Africano annuncia che la cerimonia di premiazione si terrà presso il Palais des Congrès di Marrakech
- 18:18Il Marocco mostra il successo nella lotta alla desertificazione alla COP16 di Riyadh
- 18:00Elon Musk perde la causa per ottenere un enorme compenso da Tesla
- 17:30La diversificazione dei partner internazionali è una delle priorità strategiche della politica estera del Marocco.
- 17:15Ministro italiano: la vittoria di Trump ha dato ai russi la percezione di poter rivendicare le terre dell'Ucraina
- 16:30Zurich è la città più attraente per gli espatriati in Europa e Dubai è ai primi posti nel mondo arabo
- 15:45I documenti trapelati rivelano le circostanze del contratto tra Google e il governo israeliano.
- 15:30Corea del Sud: i partiti di opposizione avviano le procedure per mettere sotto accusa il presidente del Paese
Seguici su Facebook
Ursula alla guerra di TikTok: “Non escludo il ban in Europa”
TikTok, in Europa si apre un nuovo capitolo nella faida tech Usa-Cina. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen “non esclude” che l’Europa possa decidere di bandire il social cinese. Sulla falsariga di quanto decretato, nei giorni scorsi, dal Congresso Usa. La mossa di von der Leyen, a tutta prima, parrebbe elettorale. Perché la dichiarazione di guerra della presidente uscente che punta, prima nella storia, a un bis alla guida della Commissione, sono state pronunciate nell’ambito di un dibattito tra gli spitzenkandidaten. “La Commissione è stata la prima istituzione al mondo a vietare TikTok sui nostri telefoni aziendali. Quindi, per essere molto chiari, conosciamo esattamente la pericolosità di TikTok”. Insomma, il social cinese sarebbe pericolosissimo. Al punto da convincere la stessa von der Leyen a non fare campagna elettorale sulla piattaforma “alla luce – come ha spiegato il capo della sua campagna elettorale Alexander Winterstein – delle preoccupazioni per la sicurezza”. Parole che, da elettorali, diventano politiche e programmatiche se vengono associate a quelle pronunciate, nei giorni scorsi, dal commissario Ue Thierry Breton. Che, annunciando l’apertura di una procedura che porterebbe al ban per la versione lite del social edito da Bytedance, ha affermato che “i nostri figli non sono cavie”.
Se, a livello ufficiale, la Cina non fa un plissé ed evita di i quanto sta accadendo in Occidente, i giornali cinesi stanno già iniziando a imbastire una vera e propria battaglia culturale, lanciando una crociata contro quella che hanno già definito “sinofobia”. Slogan giornalistici, certo, ma che nascondono la volontà di non cedere di un millimetro. In America, nonostante l’ultimatum a cedere nei confronti di Bytedance sia “legge”, è già guerra legale. E la società non ha intenzione di lasciare nulla di intentato. Presto la bagarre si potrebbe spostare anche in Europa dove verrebbe condotta sulla scorta dei nuovi regolamenti digitali, su tutti il Dsa.