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Il camaleConte. A sinistra più competitor che alleati
l quadro tra alleati a sinistra si conferma in frantumi, a partire da Bari, ma il rischio è che la situazione precipiti anche altrove, a partire dalla Basilicata. La posizione di Giuseppe Conte resta cristallizzata al dietro front sulle primarie che, a tre giorni dal voto, ha fatto saltare la competizione per la scelta di un candidato sindaco comune per l’intero centrosinistra, determinando la conseguente rottura dell’intesa sul campo largo. A nulla sono valsi i numerosi appelli all’unità che non hanno fatto breccia nel leader del Movimento 5 Stelle, rimasto irremovibile sulla linea dura dopo l’ennesima inchiesta che scuote la Puglia e diverse amministrazioni della provincia di Bari, capoluogo incluso. Le recenti indagini della magistratura per compravendita dei voti vedono indagata, insieme al marito, anche un assessore della Giunta Emiliano, Anita Maurodinoia, risultata la seconda eletta nella lista del Pd al consiglio regionale. Un’inchiesta che segue quella sul voto di scambio che alla fine dello scorso febbraio ha portato a circa 130 arresti, paventando l’ombra della malavita organizzata nella vita politica locale.
Due eventi che hanno dato il là al riproporsi di una ‘questione morale’ sollevata dai grillini nei confronti degli alleati del Pd, nel quadro politico generale sempre più in balia dei diktat dell’ex presidente del Consiglio. Dal Nazareno, infatti, pur respingendo al mittente le “lezioni di moralità” provenienti da Conte, si ha la sensazione di voler difendere ad ogni costo l’alleanza, considerata l’unico modo possibile per provare a contrastare il centrodestra. Una constatazione che non appare però sufficiente a sugellare un’intesa nella quale si inserisce anche una partita più importante, quella per la leadership del centrosinistra che si ripropone a ogni occasione come più accesa che mai. Un terreno sul quale Giuseppe Conte sembra essere molto più a proprio agio di una Elly Schlein che appare in perenne affanno e costretta a inseguire quello che è al tempo stesso un competitor e un alleato, sebbene solo a giorni alterni. D’altronde, il prossimo appuntamento elettorale che può valere come un test a livello nazionale è quello delle europee, dove non ci sono le coalizioni e ogni partito corre per sé con l’obiettivo di fare il pieno di suffragi, anche a scapito dei compagni di viaggio in parlamento o a livello territoriale.
Senza contare che la timidezza della segretaria dem si scontra sempre più con le ansie della dirigenza – per non parlare della lotta tra le correnti – del Pd, dove le fughe in avanti dei pentastellati alimentano un’insofferenza sempre più difficilmente contenibile. Sono eloquenti in tal senso le prime righe di un lungo post sui social di Pina Picierno: “tutto serve – scrive la vicepresidente del parlamento Europeo – tranne che usare la questione morale come una clava per dire ‘ok, ora comando io’. Tutto serve tranne che usare questo casino per rinchiudersi nella torre d’avorio della propria superiorità morale per poi decidere in solitudine”. Parole che trasmettono tutta la preoccupazione di parte del Pd, complici l’approssimarsi delle prossime elezioni europee, di essere scavalcato sia politicamente che elettoralmente da un Movimento 5 Stelle che fa e disfa l’alleanza a proprio piacimento. Soprattutto a propria convenienza, tirando la corda sempre un pochino di più, come dimostra anche la candidatura e la successiva elezione di Alessandra Todde in Sardegna, dove il Pd si è affermato addirittura come il primo partito ma per la guida della regione ha dovuto cedere il passo all’esponente grillina. A tratti sembra di assistere alla memorabile scena di Amici miei girata alla stazione Santa Maria Novella di Firenze.
Tornando al caso più eclatante dei ‘maltrattamenti’ di Conte alla Schlein, ovvero quello di Bari, neanche gli appelli all’individuazione di un terzo candidato che potesse nuovamente unire le forze in campo hanno riscosso il risultato sperato. Tanto che, se Vito Leccese, candidato indicato dal Pd e forte del sostegno di Emiliano e del sindaco uscente Decaro, si è detto disposto a un “passo indietro” per favorire il districarsi di questa ingarbugliata situazione, per Michele Laforgia, indicato dai 5 Stelle, ancora “esistono tutte le possibilità”, ma quella di un terzo nome su cui convergere nel tentativo di far risorgere il campo largo “non mi sembra la più probabile”. Insomma, il Movimento 5 Stelle tiene la barra dritta e, forte degli scandali che hanno toccato gli alleati, continua a rimarcare la propria ‘differenza’ nello scenario politico, anche rispetto ai propri alleati, nel tentativo di crescere nei sondaggi e nelle urne. Più che saltate, le primarie del centrosinistra a Bari hanno ceduto il passo a quelle per la guida della coalizione.